"Ne abbiamo discusso a lungo, è
materia delicata che tocca ambiti personali, sociali e
l'opinione pubblica: partendo dal presupposto che tutti hanno
diritto di fare sport, qualcosa bisogna pur fare e focale è la
tutela della donna". Manuela Levorato, una delle più grandi
velociste azzurre ora vicepresidente della federatletica, ha
seguito per l'Italia il dibattito sull'introduzione dei test
salivari per determinare se un atleta è biologicamente donna poi
approvati da World Athletics. "Ne abbiamo discusso molto in
Fidal - dice l'ex sprinter - perché abbiamo dovuto esprimere un
parere così come ci ha chiesto la federazione internazionale che
aveva tracciato una linea. La soluzione non è facile da trovare,
ma c'è la necessità di regolamentare. E fermo restando che tutti
devono poter gareggiare, la tutela della donna è sacra. E quindi
le gare devono poter essere alla pari. C'è la massima
comprensione per trovare una soluzione che venga incontro alle
esigenze di tutti, ma è chiaro per esempio che se nasci maschio
anche con la transizione i polmoni restano quelli di un uomo. Ne
abbiamo discusso ci sono molti casi sommersi, anche nelle
categorie inferiori, nei master. Noi pensiamo che servirebbero
supporti psicologici perché ribadisco l'ambito è delicato e
dietro ci possono essere storie di sofferenza. Abbiamo prodotto
un dossier voluminoso, ma non ci sono grandi soluzioni. Fermo
restando che da qualche parte bisogna cominciare". Quanto al
test che si effettuerà con un tampone orale, Levorato racconta
che "c'era anche l'ipotesi di un prelievo del sangue, ma questo
era più complesso. E comunque io un test analogo l'ho fatto nel
'96: erano i Giochi del Mediterraneo e a tutte le atlete hanno
fatto il prelievo della saliva per la stessa finalità. Quando
correvo non nascondo che più di una volta ho avuto qualche
dubbio su alcune rivali. Comunque ora qualcosa andava fatta,
anche se la soluzione resta difficile da trovare".
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