Lavoratrici e lavoratori trentini
del sistema delle Autonomie locali sono i meno pagati dei loro
colleghi altoatesini e della media di tutte le autonomie
speciali italiane. Emerge da una recente indagine di Ispat che
analizza il comparto confrontandolo con il resto d'Italia.
Guardando alle buste paga - sottolinea la Cgil del Trentino in
una nota - così che la retribuzione media nella nostra
provincia, nel 2022, è stata di 34,806 mila euro lordi l'anno
contro i 42.743 dell'Alto Adige. La retribuzione media delle
regioni a statuto speciale si attesta a 37.074 euro. "Cifre che
confermano quanto continuiamo a dire e cioè che le lavoratrici e
i lavoratori del sistema pubblico trentino hanno stipendi più
bassi, sottolinea il segretario generale della Funzione pubblica
Cgil Luigi Diaspro sottolineando come non sarà certo il rinnovo
2022/24 a ridurre questo gap. "Un contratto che si è fermato al
+7.88% di aumento a fronte di un'Ipca (dunque inflazione
depurata dei costi energetici) che nel triennio è stata del
15,4% non colma queste differenze e non valorizza appieno il
comparto restituendogli attrattività". Il protocollo del 24
giugno, dunque, nella realtà rende lavoratrici e lavoratori più
poveri perché, di fatto, certifica una perdita del potere
d'acquisto dei salari dei pubblici dipendenti trentini dell'8%
rispetto al solo indice Ipca. Un controsenso rispetto
all'impegno assunto dalla giunta provinciale di mettere al
centro delle azioni di governo proprio l'emergenza retributiva.
L'alta inflazione di questi anni e le asfittiche dinamiche
salariali hanno determinato un impoverimento reale delle
famiglie trentine. Il presidente Fugatti ne ha preso atto, ma
non ha agito di conseguenza e di fronte ad una legge di
assestamento provinciale che muove più di un miliardo di euro,
non ha stanziato le risorse necessarie per rafforzare il potere
d'acquisto dei salari dei dipendenti pubblici in primis, ma
lanciando un segnale chiarissimo anche per i comparti privati.
Al di là delle molte parole spese", conclude la nota.
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