(di Francesca Chiri)
Suppellettili e vasellame, quattro
specchi in bronzo, uno dei quali con l'antica divinizzazione di
Roma e della lupa che allatta soltanto Romolo, un balsamario
contenente ancora tracce organiche del profumo utilizzato in
antichità, un pettine in osso, vasi in bronzo e terracotta
comunemente utilizzati dalle donne etrusche durante banchetti e
simposi. Sono parte di uno dei "più importanti recuperi di
manufatti etruschi mai realizzato" durante un'azione
investigativa che ha consentito il recupero di otto urne litiche
etrusche e due sarcofagi, con il relativo corredo funerario di
età ellenistica del III secolo a.C..
Un'operazione nata grazie ad una complessa attività di
indagine svolta dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio
Culturale coordinati dalla Procura di Perugia, che ha portato al
sequestro di questi numerosi reperti in perfetta conservazione e
ritenuti di "eccezionale valore storico e artistico". Ed anche
monetario: il "bottino" recuperato varrebbe infatti almeno 8
milioni di euro.
Le urne, tutte integre, sono in travertino bianco umbro, in
parte decorate ad altorilievi con scene di battaglie, di caccia
e con fregi, alcune delle quali conservano pigmenti policromi e
rivestimenti a foglia d'oro, altre con la raffigurazione del
mito di Achille e Troilo. Dei due sarcofagi, uno è al momento
rappresentato dalla sola copertura e l'altro completo dello
scheletro del defunto, anzi di una defunta. Secondo le prime
ricostruzioni degli archeologi del ministero della Cultura tutti
i beni farebbero parte di un unico contesto funerario, una tomba
a ipogeo riconducibile a una importante famiglia del luogo, i
"Pulfna".
Il recupero è il frutto di un'attività investigativa avviata
lo scorso aprile, dopo una comunicazione dei Carabinieri del Tpc
che segnalava un possibile scavo abusivo nella zona fra Chiusi e
Città della Pieve e che partiva dall'acquisizione di fotografie
che circolavano sul mercato illecito dell'arte. Grazie alla
collaborazione di un docente dell'Università di Roma Tor Vergata
è quindi stata ipotizzata la provenienza dei reperti a una
necropoli etrusca, verosimilmente del territorio chiusino. Una
pista che ha portato ad un vecchio rinvenimento fortuito, già
denunciato nel 2015 a Città della Pieve: un agricoltore, durante
i lavori di aratura del terreno, si era imbattuto in un ipogeo
etrusco contenente quattro urne funerarie e due sarcofagi
riconducibili alla gens Pulfna, proprio lo stesso patronimico
presente su alcune delle urne raffigurate nelle fotografie
intercettate. Tuttavia, mentre l'ipogeo dei Pulfna scoperto nel
2015 era costituito da sepolture maschili, le immagini reperite
dagli investigatori raffiguravano prevalentemente principesse
etrusche.
Le indagini sono state quindi concentrate nei luoghi
limitrofi al primo ritrovamento. Ed hanno portato in direzione
di un imprenditore locale, titolare di una società in grado di
svolgere anche movimento terra, che possedeva, tra l'altro,
terreni adiacenti a quelli in cui era stato scoperto nel 2015
l'ipogeo. Sono quindi state avviate intercettazioni telefoniche,
pedinamenti e osservazione anche con l'utilizzo di un drone. Che
hanno portato all'individuazione di due possibili responsabili,
nei confronti dei quali si procede ora per i reati di furto e
ricettazione di beni culturali. Si tratta, ha commentato il
procuratore generale di Perugia, Raffaele Cantone, di un
sequestro importante anche "dal punto di vista delle indagini,
perché bisogna dare atto al Comando Tutela Patrimonio Culturale
di aver avuto una grande attenzione proprio sul web, perché
ormai attraverso il web vengono individuate le principali
notizie di reato".
A lodare l'attività del nucleo è stato anche il ministro
della Cultura, Alessandro Giuli, che ha sottolineato quanto il
loro lavoro contribuisca a ricostruire quei "fondamentali
frammenti" che, tassello su tassello, contribuiscono a " formare
la nostra identità nazionale".
Il contrasto di questi illeciti, ha evidenziato il comandante
del nucleo operativo Tpc, Francesco Gargaro, risulta
fondamentale per combattere la "piaga" dello scavo clandestino
da cui si sviluppa il mercato clandestino dell'arte che "ha
propaggini nazionali, ma soprattutto risvolti sicuramente
internazionali".
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