Intervento di eccellenza
all'ospedale Santa Maria di Terni per il trattamento del nodulo
tiroideo, tramite la termoablazione dei noduli tiroidei benigni.
L'operazione alla quale sono stati sottoposti due pazienti, è
stata portata a termine da un team multispecialistico,
costituito dal dottor Massimiliano Allegritti, direttore facente
funzione della radiologia interventistica e dalla dottoressa
Federica Burzelli, dirigente medico della struttura complessa
universitaria di endocrinologia, andrologia e malattie del
metabolismo, con il supporto dell'equipe infermieristica della
radiologia interventistica coordinate dal dottor Sandro
Bonifazi.
I due pazienti sottoposti a tale trattamento - riferisce
l'ospedale - sono stati individuati, in base a specifiche linee
guida, nell'ambito delle attività cliniche della struttura
complessa universitaria di endocrinologia, andrologia e malattie
del metabolismo, guidata dal professor Giovanni Luca, ordinario
all'Università degli Studi di Perugia e direttore della
struttura, dove da anni ci si occupa, fra le altre malattie
endocrino-metaboliche, di tiroide e delle sue patologie.
Nel dettaglio si è trattato di un intervento in anestesia
locale, a paziente sveglio, che, senza la necessità di praticare
incisioni chirurgiche, riduce del 50-85% il volume dei noduli
tiroidei benigni. Nella maggior parte dei casi trattati, questa
riduzione di volume del nodulo è sufficiente a far scomparire o
migliorare i sintomi compressivi e ottenere buoni risultati
estetici. Tale trattamento è indicato per noduli benigni
singoli, solidi o parzialmente cistici della tiroide. Prima
dell'intervento il paziente viene accuratamente selezionato
nella struttura in base a precise linee guida ed è necessario
confermare (con almeno due valutazioni citologiche) la benignità
del nodulo tiroideo.
In casi selezionati è possibile trattare anche noduli
iperfunzionanti (che provocano un ipertiroidismo clinico o
sub-clinico) e piccoli noduli tiroidei a citologia sospetta per
malignità. In estrema sintesi l'apparecchiatura utilizzata ha
previsto un generatore di radiofrequenze e un ago-elettrodo che,
introdotto nel nodulo sotto guida ecografica, genera onde
elettromagnetiche ad alta frequenza che, surriscaldando il
tessuto tiroideo, producono una necrosi molto localizzata del
nodulo. La parte necrotica sarà sostituita nel tempo da tessuto
fibroso-cicatriziale. Il trattamento determina una notevole
riduzione di volume del nodulo tiroideo. La procedura risulta
estremamente rapida e, compresi i tempi di allestimento, ha
durata media di 40 minuti. I due pazienti trattati, osservati
per alcune ore in chirurgia multidisciplinare a ciclo breve,
diretta dal dottor Claudio Nazzaro, sono stati dimessi senza
complicazioni e saranno monitorati nel tempo nella struttura di
endocrinologia.
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