"Con grande gioia abbiamo vissuto il
gesto dell'apertura della Porta Santa nella nostra Basilica; con
esso abbiamo voluto rinnovare la professione di fede in Cristo,
Porta della nostra salvezza, confermando il nostro impegno a
essere per ogni fratello e sorella segno concreto di speranza,
aprendo la porta del nostro cuore attraverso sentimenti di
misericordia, bontà e giustizia": Così il cardinale vicario di
Roma, Baldo Reina, nell'omelia della messa che ha seguito
l'apertura della Porta Santa nella Basilica di San Giovanni in
Laterano.
"La celebrazione odierna - ha affermato - si inscrive nella
festa della Santa Famiglia di Nazareth, modello di ogni comunità
domestica e specchio della comunione trinitaria". E "l'invito
che si leva da questa celebrazione è quello di riconoscerci come
famiglia di Dio, chiamata a crescere nell'unità e nella carità
reciproca e di sostenere con la preghiera tutte le famiglie, in
particolare quelle provate da difficoltà e sofferenze. Il gesto
simbolico di alcune famiglie che hanno varcato la Porta Santa
accanto ai concelebranti rappresenta un'eloquente testimonianza
di questa missione, che avvertiamo particolarmente urgente nel
nostro tempo".
Secondo Reina, "la Porta Santa che abbiamo attraversato evoca
quel gesto quotidiano che compiamo varcando la soglia delle
nostre abitazioni. Questa porta, ora spalancata, ci ha
introdotti non solo nella casa del Signore, ma nell'intimo del
suo cuore".
Commentando la parabola evangelica del Padre misericordioso,
il cardinale vicario ha aggiunto che "oggi, mentre attraversiamo
questa Porta che sono le braccia del Padre, il nostro pensiero
si rivolge con particolare compassione a coloro che, come il
figlio minore della parabola, si sentono lontani e indegni e a
quelli che, come il figlio maggiore, portano nel cuore il peso
di amarezze profonde e non si sentono più figli amati".
"Pensiamo ai malati, ai carcerati, a chi è segnato dal
dolore, dalla solitudine, dalla povertà, dal fallimento; a chi
si è lasciato cadere le braccia per sconforto o mancanza di
senso; a chi è senza speranza; a chi ha smesso di cercare le
braccia del Padre perché chiuso in se stesso o nella sicurezza
delle cose del mondo", ha detto.
"In questo mondo lacerato da guerre, discordie e
disuguaglianze tendiamo le braccia a tutti - ha concluso il
card. Reina -; facciamo in modo che attraverso le nostre braccia
spalancate arrivi un riflesso dell'amore di Dio. Non ci
salveremo da soli ma come famiglia: e allora è la fraternità che
dobbiamo coltivare fino all'estremo delle nostre forze!".
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