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L'ombra della rinuncia per il Papa, "la salute potrebbe spingerlo"

L'ombra della rinuncia per il Papa, "la salute potrebbe spingerlo"

Le dimissioni del Papa non sono tabù. Ne parlano tre cardinali

20 febbraio 2025, 18:18

di Nina Fabrizio

ANSACheck
Il Papa nella basilica di San Pietro per la messa dell 'Epifania - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Papa nella basilica di San Pietro per la messa dell 'Epifania - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Lo scenario della rinuncia non è più tabù in Vaticano. Sono già tre i cardinali, il 'pensionato' Ravasi, e i due in funzione Aveline e Omella Omella, che osano affrontare il discorso delle possibili dimissioni di papa Francesco apertamente. "Io penso che possa farlo, perché è una persona che da questo punto di vista, è abbastanza decisa nelle sue scelte", dice il cardinale Gianfranco Ravasi, 82 anni e quindi non più elettore.

"Tutto è possibile", gli fa eco poco dopo il cardinale di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, 67 anni, a margine di una conferenza stampa in Vaticano dove anche il cardinale di Barcellona, Juan Josè Omella Omella, aggiunge sommessamente: "Non sono un profeta, non ho una risposta, ma le norme lo prevedono".

Lo scenario della rinuncia appare così sdoganato anche se dal policlinico Agostino Gemelli viene visto in realtà oggi allontanarsi: il Papa si sta lentamente riprendendo come dimostra del resto la visita della premier Giorgia Meloni, venti minuti assieme ieri nel salottino dell'Appartamento dei Papi al decimo piano. Proprio a Meloni, il Papa dopo qualche battuta di spirito, ha confidato di avere un "cruccio", quello del Giubileo. Il suo nuovo ricovero, infatti, cade in un anno del tutto particolare come quello dell'Anno Santo che non coinvolge solo il Vaticano ma anche l'intero Paese.

La 'mens' del Papa è arcinota: Bergoglio non intende lasciare finché ha un minimo di forze. "Si governa con la testa non con il ginocchio", aveva già detto quando la gonalgia era stata il pretesto per tanti tra i suoi detrattori per metterlo in discussione. Tuttavia, il Papa è anche conscio del fatto che il Giubileo senza la sua stella, quella appunto del Pontefice, rischia di svolgersi in tono minore. E' soprattutto il problema della voce e della sua reale capacità di pronunciare discorsi, a preoccupare. "Finora ha ritenuto di continuare la sua attività", ha spiegato Ravasi intervenendo a Rtl 102.5.

"Anche quando, per esempio, c'è stata la difficoltà del ginocchio", "c'è sempre stata la tendenza a combattere e a reagire, ed è anche una scelta legittima, perché ha potuto affrontare perfino viaggi in condizioni assolutamente difficili e impegnative, come quello nell'Estremo Oriente", ha osservato il cardinale. Tuttavia, "è fuori di dubbio che, se si trovasse in una situazione in cui fosse compromessa la sua possibilità di avere contatti diretti, come lui ama fare, di poter comunicare in modo immediato, incisivo e decisivo, allora credo che potrebbe decidere di dimettersi".

"Il Papa ha affermato esplicitamente di aver consegnato la lettera nelle mani del segretario di Stato dell'epoca, quindi si tratta di un atto formale - ha ricordato ancora Ravasi -. Devo dire, invece, che io ho potuto vedere dal vivo la decisione di Benedetto XVI, perché me l'aveva confidata. In questo caso, lui affermava in modo netto che sì, c'era ancora la possibilità, almeno dalla testa in su, di poter governare, perché la sua mente era rimasta vivace a lungo. Il corpo, però, era tale da impedirgli di affrontare viaggi, udienze e tutti quegli impegni continui".

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