La benedizione dei
ramoscelli di ulivo fuori dalla chiesa, poi la processione e la
messa della Domenica delle Palme. La parrocchia cattolica della
Sacra Famiglia a Gaza non rinuncia alla celebrazione della festa
che apre la Settimana santa. Manca tutto, dall'acqua alle
medicine, dal cibo all'energia elettrica, ma non la fede per
questa comunità cattolica che nei giorni scorsi ha anche avuto
la forza di organizzare riunioni per la preparazione della
Settimana santa, la più importante dell'anno per la comunità
cristiana. Anche senza luce, anche con il rumore delle bombe di
sottofondo, le celebrazioni in chiesa non si sono mai arrestate.
"Prega per noi perché finisca la guerra", postano sui social in
queste ore i parrocchiani.
Anche a Gerusalemme si è celebrata, alle 6.30 del mattino, la
Domenica delle Palme con la processione fino al Santo Sepolcro,
quest'anno senza i tanti pellegrini dall'estero e senza quei
cristiani palestinesi che non hanno ottenuto il permesso per
unirsi alle celebrazioni nella Città Santa. Anche da Gerusalemme
la preoccupazione principale della Chiesa resta Gaza: "I nostri
pensieri - ha sottolineato in un messaggio il Patriarca dei
latini, il card. Pierbattista Pizzaballa - sono rivolti a coloro
che non possono essere qui con noi oggi, e soprattutto ai nostri
fratelli e sorelle di Gaza. Carissimi fratelli e sorelle, non
siete soli. Tutta la Chiesa che è in Gerusalemme è unita a voi,
vi abbraccia e apprezza la vostra testimonianza di forza e di
coraggio. Insieme a noi, tutte le Chiese, tutti i nostri
fratelli e sorelle nel mondo, pregano per voi e con voi.
Sappiamo bene quanto sia difficile, dopo quasi sei mesi,
resistere in questa terribile notte buia che sembra non finire
mai, restare uniti e saldi, in mezzo alla fame e alla violenza
che vi circondano. Ma vi assicuriamo che stiamo facendo e
continueremo a fare tutto il possibile per sostenervi e, insieme
a voi, preghiamo affinché questa notte passi il prima
possibile".
"Questa sera ci sarà un'altra processione solenne che
partirà da Betfage e che raggiungerà la città di Gerusalemme",
informa il francescano Stephane Milovitch, superiore della
Comunità del Santo Sepolcro.
Intanto sulla parrocchia di Gaza emerge, secondo fonti del
Patriarcato latino, un altro problema. La maggior parte dei
seicento parrocchiani che dal 7 ottobre vive nel compound non ha
più una casa abitabile: per 40 famiglie cristiane la casa è
stata distrutta; per 48 gravemente danneggiata; e per altre 85
famiglie le case hanno danni più lievi ma sono comunque
inabitabili.
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