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In evidenza
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In collaborazione con Sanità per il Veneto
Si allenano da quasi dieci anni al
soccorso di feriti in possibili catastrofi naturali, attentati
terroristici, epidemie, deragliamento di mezzi, disastri
automobilistici, industriali, chimici, immaginati tutti al
confine tra Italia e Slovenia, anche quello marittimo: che si
tratti dell'esplosione di una petroliera in mezzo al mare, della
compromissione di un reattore nucleare sloveno o di un
improvviso naufragio. I mega incidenti, negli anni, li hanno
anche simulati. Ora hanno formazione, esperienza e protocolli
comuni per superare barriere linguistiche, logistiche e
organizzative durante la gestione delle future maxi emergenze
transfrontaliere. Ma hanno anche software di realtà aumentata
per simulare i disastri, rilevatori portatili per il triage
d'emergenza e 65 corsi attivi di gestione sanitaria dei grandi
incidenti.
Tutto è cominciato quando L'Ulss 3 Serenissima, l'Azienda
sanitaria universitaria giuliano isontina di Trieste (Asugi),
l'Ospedale generale di Isola, la Casa della sanità di Isola e la
Casa della salute di Sežana si sono chieste se si potesse agire
subito e insieme nel caso di una crisi improvvisa e dai risvolti
sanitari a cavallo tra le due nazioni. E si sono risposte di sì.
L'hanno fatto con l'attivazione del progetto europeo AidMIRE
(Aid to major incident response evolvement).
Al suo attivo, il piano, ha già due 'prove generali' avvenute
in Slovenia, a Nova Gorica, e in Italia, a Marghera, con uno
scontro simulato tra una ferrocisterna con del liquido tossico e
un bus di linea con 28 passeggeri. E attende una terza prova, di
nuovo in Slovenia, a maggio di quest'anno, che metterà medici,
infermieri e molti altri soccorritori alla prova con una serie
di scenari simulati e in rapida successione. Simulazioni sul
campo necessarie, spiega il responsabile scientifico del
progetto, e primario del Pronto soccorso di Mirano, Biagio
Epifani, "perché consentono di verificare la prontezza dei
sistemi sanitari e di individuare eventuali margini di
miglioramento nelle procedure e nelle tecnologie utilizzate nel
caso di una maxi emergenza sanitaria, soprattutto nel
trattamento di pazienti con politrauma in un'area
transfrontaliera, dove i sistemi sanitari sono diversi per
organizzazione e articolazione territoriale".
"Per questo formazione omogenea per tutti i partner del progetto
ed esercitazioni con simulazione possono ridurre
significativamente i rischi e mitigare l'impatto di eventuali
crisi future in zone di confine" aggiunge la direttrice della
Formazione risorse umane dell'Ulss 3 Elisabetta Spigolon.
Il progetto Admire sta continuando così a formare almeno un
centinaio di operatori sanitari delle cinque realtà, attivando
65 corsi, di cui 28 svolti a Trieste, altri 28 a Venezia, 9 a
Isola e Sezana.
I fondi europei erogati negli ultimi due anni per il progetto,
che sfiorano i 600 mila euro, continuano a finanziare anche
l'acquisto di strumenti tecnologici avanzati da utilizzare negli
eventi di emergenza urgenza: stanno per arrivare, in quello che
presto diventerà un centro di simulazione dell'Ulss 3, software
di realtà aumentata con quattro visori, che permetteranno a
medici e infermieri di vivere cinque diverse esperienze
immersive di emergenza intraospedaliera ed extraospedaliera,
attivandosi nella cura virtuale dei pazienti politraumatizzati,
nella gestione di casi clinici personalizzabili e, in più, di
interagire con i familiari dei pazienti grazie a dialoghi in
real time attivati dall'intelligenza artificiale.
Uno dei corsi attivi è dedicato anche all'utilizzo degli
innovativi 'ecografi portatili point of care', per migliorarne
la gestione, le prestazioni e i risultati clinici nei contesti
critici come quelli delle maxiemergenze. E le centrali operative
del Suem 118, grazie ai fondi del programma Interreg, si sono
dotate negli ultimi anni di rilevatori (che operano grazie al
sistema chiamato Maxxie) capaci di attivare il triage del
paziente in loco, nel corso della grande emergenza. Ma è stato
anche costruito un nuovo ponte radio tra Italia e Slovenia, che
ha velocizzato la comunicazione d'emergenza con la creazione di
un unico canale dedicato al coordinamento delle squadre di
soccorso.
"Stiamo parlando di un decennio di cooperazione fruttuosa - dice
il direttore di Ricerca e innovazione di Asugi, Sandro Centonze
-, a partire dal progetto Integraid, poi Nexaid e infine Admire,
che crea rete ed estende competenze, esperienze e preparazione
oltre i confini e oltre gli ospedali, e che punta su tre punti
cardine: formazione, collaborazione, comunicazione".
In collaborazione con Sanità per il Veneto
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