"Sembra che la radicalizzazione
islamica, che prima passava per le 'moschee critiche', passi
oggi attraverso internet e qualche social - si è letto di
Telegram e Tik Tok - piazze libere per predicatori che
acquisiscono crescente popolarità e follower. Ciò avviene
attraverso video e contenuti seppur non corrispondenti a quelli
che sono i valori occidentali. Ci si chiede: se queste azioni di
radicalizzazione avvengono su piattaforme social a chi va
attribuita la responsabilità nel caso queste attività generino
azioni delittuose?" E' l'interrogativo che pone il teologo
mons.Ettore Malnati, presidente di Studium Fidei, anche sulla
scorta dell'attentato a Villaco.
"Nella Carta di Trieste sull'Intelligenza artificiale -
prosegue Malnati - abbiamo sollevato il tema della necessità
definire un sistema regolatorio che individui delle
responsabilità in caso di decisioni sbagliate e dannose assunte
dalla Intelligenza artificiale e dagli algoritmi che determinano
le attività online. Responsabilità che ricadano sia su
progettisti e sviluppatori degli algoritmi, ma anche dai
proprietari e gestori dell'IA o ancora i fornitori di dati".
"Quanto sta avvenendo su alcune piattaforme online è un
grande rischio per le nostre comunità - commenta Andrea
Bulgarelli, coordinatore per lo Studium Fidei della Carta di
Trieste sull'IA - e lo comprendiamo grazie ai media e
all'informazione tradizionale, che continuano a testimoniare
quanto sia fondamentale il ruolo dei giornalisti in carne ed
ossa. Non è dai social che arrivano le notizie vere e
verificate, ma dai media".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA