"Sono anche dell'opinione, lo
sostengo da tempo, che si debba rivedere una riforma nazionale
della sanità". A sottolinearlo oggi ad Ancona, il presidente
della Regione Lombardia Attilio Fontana a margine di un incontro
ad Ancona con il presidente delle Marche Francesco Acquaroli per
sviluppare sinergie tra le Regioni in tema di
internazionalizzazione, ricerca e sviluppo e turismo.
"C'è chi dice che bisogna mettere più soldi, è vero, i soldi
servono sempre - ha proseguito - ma non sono sufficienti, non
sono assolutamente sufficienti. Bisogna riformare l'impostazione
della sanità. No, nel 2023, abbiamo messo 85 milioni di euro per
abbattere le liste d'attesa - ha ricordato Fontana - e le
abbiamo abbattute ma in maniera inferiore a quello che avrebbero
rappresentato le risorse. Perché? Perché quando si aumenta
l'offerta, aumenta la domanda, per cui da un lato abbiamo
ridotto, ma dall'altro è aumentata l'offerta. Quindi bisogna
ricalibrare le risposte in campo sanitario".
L'incontro con Acquaroli non ha affrontato comunque il tema
della sanità, ha riferito Fontana. "Il problema della sanità
riguarda la Lombardia, le Marche ma soprattutto il Paese. Direi
che sono due realtà che soffrono, ma che soffrono molto meno
rispetto alle altre. È un problema - ha affermato il presidente
della Lombardia - che nasce da una cattiva programmazione fatta
negli anni passati, soprattutto dal 2011 in poi, quando si è
posta quella idiozia del numero chiuso, senza considerare che
entravamo in un periodo in cui il numero di pensionamenti era di
gran lunga superiore rispetto ai medici che entravano in
servizio. Di questa cosa - ha detto Fontana - non l'ha notata
nessuno e quando se ne sono accorti era un pochettino tardi.
Questo è sicuramente un problema ma in quegli anni sono stati
anche gli anni di grandi tagli". "Adesso c'è qualcuno che fa
polemiche e dice 'sì, sono stati messi soldi in più, ma
bisognava metterne di più. - ha concluso - Sono stati messi
soldi in più. In quegli anni sono stati fatti dei tagli
drammatici. Era diventato un po' il bancomat del bilancio
italiano, dal 2011 in poi, la sanità".
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