Cosa c'è mai nella 'terra di mezzo' quando si è tra la vita e la morte? C'è anche in quello spazio una vita, casomai diversa, ma in cui si è ancora capaci di amore? In questa sottile nuvola esistenziale si colloca il secondo film di Valerio Mastandrea, 'Nonostante', che racconta questa sorta di limbo 'pieno di vita' in cui si trovano dei malati in coma in ospedale. Assenti per i parenti in trepida attesa del loro risveglio, ma tra loro ben presenti e capaci di amicizia e amore. Il film, che ha aperto la sezione Orizzonti di Venezia 81 e ora dal 27 marzo in sala con Bim, ha soggetto e sceneggiatura firmati da Enrico Audenino e dallo stesso Mastandrea, che interpreta un uomo in coma da così tanto tempo da essere geloso della sua stanza d'ospedale.
È lui a parlare e a scherzare con gli altri ricoverati (Lino Musella, Laura Morante, Justin Alexander Korovkin e Dolores Fonzi), i soli che lo vedono (a parte il personaggio interpretato da Giorgio Montanini che frequenta i comatosi facendo di tutto per risvegliarli). "Io sono un 'Nonostante' - dice Mastandrea al suo secondo film da regista dopo Ride (2018) - e come me siamo tanti al mondo. Persone che possono essere attraversate da un sentimento enorme e che possono accoglierlo. L'idea l'ho presa da un poeta, Angelo Maria Ripellino, che in una sua opera parlava della sua esperienza in sanatorio, dicendo che siamo tutti dei 'nonostante', sferzati dal vento che cercano di resistere alle sofferenze della vita". E ancora il regista: "Questa è una storia d'amore dissonante che racconta anche quanto coraggio serve per affrontare una storia d'amore sia da giovani che da maturi e da vecchi". E ancora Mastandrea. "L'idea dell'ospedale e delle persone in coma era talmente estrema da apparire subito una metafora perfetta. Ci siamo concentrati su vita e morte come simboli. Le persone ferme nei letti rappresentano le persone ferme nella vita, e l'incontro con l'amore ti mette davanti a una fragilità che devi avere il coraggio di affrontare".
Ma proprio a chi per amore torna a vivere, a muoversi, a saltare mettendosi a rischio Mastandrea dedica in qualche modo il film: "A chi - sottolinea -, di fronte a un sentimento così forte, decide alla fine di non scappare". Racconta, infine, Laura Morante cosa ha provato nell'essere diretta da un attore come Mastandrea: "Gli attori in genere quando dirigono sono più bravi a capire i colleghi, ma nonostante questo ero un po' intimorita da Valerio, avevo paura che non fosse contento di come recitavo". Nei titoli di coda compare stamani, in questa edizione del film rivisitata e ridotta rispetto a quella presentata al Lido, una dedica del regista molto personale, quella alla memoria del padre, morto undici anni fa .
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