(di Francesca Chiri)
"Oggi piango perché non ho quello che
avrei voluto avere: dare la possibilità ad un bambino straniero
di avere una famiglia. Allo stesso tempo oggi il mio cuore ride
perché finalmente anche in Italia questa mia battaglia ha avuto
un compimento". Lo dice all'ANSA Dalila Di Lazzaro, commentando
la notizia della sentenza della Corte Costituzionale che
permetterà anche alle persone singole adottare minori stranieri
in situazione di abbandono.
"L'importante è esserci arrivati: meglio tardi che mai",
sottolinea l'attrice ricordando di essersi battuta "corpo e
anima" per questa battaglia, intrapresa dopo la tragica morte,
nel 1991, di suo figlio Christian, in un incidente stradale.
"Ormai sono passati 40 anni da quando ho intrapreso la mia
battaglia: andavo negli Stati Uniti e vedevo che lì c'erano
tante persone che questo diritto di adottare lo avevano, era
semplicemente il diritto di potere dare conforto a dei bimbi
abbandonati. Volevo cambiare questa legge in Italia ma non ci
sono riuscita. Qui era un tabù" dice Di Lazzaro ricordando la
frustrazione e il dolore che questa battaglia le ha provocato.
"Erano proprie le donne che mi dicevano: ' hai già avuto un
figlio, non lo puoi sostituire...'. Una cosa offensiva. Io
volevo aprire il mio cuore verso una creatura disastrata che,
come me, aveva bisogno di amore" afferma con rimpianto.
Racconta il suo percorso e le battaglie: "Andavo spesso negli
orfanotrofi a trovare questi bambini, mi ero affezionata a loro
ed in particolare ad una bimba. Era doloroso, ogni volta che
andavo via piangevo. Questi bambini mi si aggrappavano ai
vestiti, era uno strazio".
E comunque, "questa battaglia l'ho portata avanti per tanto
tempo per tutte le mamme e per le persone di buona volontà che
volevano avere questa possibilità: l'ho fatto per tutta la gente
che mi chiedeva di lottare. Però ho ricevuto solo dei no. Sono
andata anche a Bruxelles per tentare di aprire da lì una strada
per arrivare ad una legge". La battaglia, aggiunge Dalila Di
Lazzaro, "mi è costata tanti soldi e mi ha creato tanti
problemi. Per dieci anni mi sono adoperata anima e corpo poi ho
dovuto mollare perché mi sono fatta male" conclude ricordando il
grave incidente stradale di cui rimase vittima, che le causò
diverse fratture e la condanna a un dolore cronico che l'ha
tormentata per anni.
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