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Corsi, 'il mio album tra infanzia, amicizia e amore'

Corsi, 'il mio album tra infanzia, amicizia e amore'

Al via tour sold out 'con stessa banda con cui suono dal liceo'

MILANO, 21 marzo 2025, 11:35

di Gioia Giudici

ANSACheck
Corsi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Corsi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ci sono l'ormai famoso amico fotografo di Volpiano Francis Delacroix, Rocco il bullo delle scuole medie, il Re del rave che 'viaggia in treno ma in bagno' e tanti altri personaggi, veri e immaginari, in "Volevo essere un duro" (Sugar Music), il nuovo album di Lucio Corsi che il cantautore-rivelazione dell'ultimo Sanremo ha presentato oggi a Milano con uno showcase.


    ""Volevo essere un duro" - racconta l'artista toscano, arrivato secondo al festival, dove ha anche vinto il premio della critica - è un disco che parla di infanzia, di amicizia e di amore. È un disco di ricordi veri e falsi, di personaggi del bene e del male, di località, che esse siano prati di margherite o squallide zone industriali". "In questo album - sottolinea conversando con la stampa tra un brano e un altro - ho cercato una trasformazione soprattutto a livello testuale, cercando di non staccare più di tanto i piedi da terra. Ho cercato di cantare in maniera chiara e diretta di persone. "Volevo essere un duro" è nato strisciando sui marciapiedi, nascondendomi negli armadi o sotto le zampe dei tavoli, girando tra i panni sporchi nelle lavatrici, appendendomi con le mollette ai capelli ai panni stesi, cercando ricordi non miei nei cappelli degli altri, cercando nuovi orizzonti nelle scarpe degli alti". Così, "dopo circa due anni ho trovato nove canzoni diverse e le ho convinte ad andare ad abitare nello stesso palazzo".


    Un disco dove sono forti i richiami a Lucio Dalla, Edoardo Bennato, Ivan Graziani e al loro modo di creare delle canzoni-racconto, dove tutto si tiene, dal blues di 'Let there be rocko' allo stile anni 60-70 di 'Questa vita' fino alla "lunga coda di pianoforte sull'autostrada della luna" del brano "Nel cuore della notte". Tutti i 9 brani sono stati scritti da Lucio e Tommaso Ottomano "che è un po' più di un fratello per me, ci teniamo l'un l'altro - racconta Lucio - coi piedi per terra. E poi veniamo tutti dalla zona dove gli alberi nascono e si scavano la fossa: rimangono coi piedi per terra, sbirciano il più in alto possibile durante la loro vita e poi si scavano la fossa proprio lì dove sono sbocciati. Questo già di per sé è un insegnamento: l'importante è essere concentrati sulla musica, sulle cose che mi hanno guidato fin qui e cui tengo".


    Con lo stesso spirito con cui ha affrontato l'Ariston, il cantautore a maggio rappresenterà l'Italia all'Eurovision di Basilea. "Con Tommaso ci avevamo pensato ed eravamo d'accordo che già che eravamo in ballo, avremmo continuato - spiega - a ballare, ma sulla stessa linea di Sanremo, niente fronzoli o fuochi d'artificio, andremo diretti e scarni, al massimo porterò l'armonica".
    Tutta altra musica per il "Club Tour 2025", in partenza il 10 aprile, già tutto esaurito, e le 25 tappe del tour "Estate 2025", cui si aggiungono gli Ippodromi di Roma e Milano (21 giugno al Rock in Roma, Ippodromo delle Capannelle e 7 settembre al Milano Summer Festival, Ippodromo Snai San Siro). "Non vedo l'ora, anche perché sarò con la stessa banda con cui suono dal liceo" dice Lucio, che per gli ippodromi promette un live molto rock'n'roll in versione allargata con fiati, cori e percussioni, "ma sempre con gli stessi ragazzi con cui facciamo concerti da sempre".
    Ed è in questa sincerità, forse, la chiave del successo di questo 31enne che per fare musica ha dovuto lasciare l'amata Maremma: "In provincia si respira pace, che è noia, e viceversa, è un equilibrio sottile ma sono fortunato ad essere cresciuto in campagna, prima o poi devi fare i conti con la noia e il silenzio ed è fondamentale - sottolinea - per fuggire con l'immaginazione", come invitano a fare i suoi brani.
    Un'innocenza tale che non cade nella polemica lanciata dal marionettista e attivista rom Rasid Nikolic, che riascoltando Altalena Boy si è lamentato dell'uso della parola 'zingari'.
    Perché in fondo - ricorda Corsi - il lavoro di un cantastorie è proprio quello di "raccogliere le voci di piazza e metterle in una canzone".  

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