Le due formazioni d'archi più
antiche d'Italia si incontrano sullo stesso palco per la prima
volta in un appuntamento della rassegna 'Musica per la città'
dal titolo emblematico 'Suoni di passaggio'.
Domani, giovedì 20 marzo alle 18, all'Auditorium del Parco, I
Solisti Aquilani ospitano I Solisti Veneti, con la direzione di
Giuliano Carella, eseguendo musiche di Ludwig van Beethoven e
Richard Strauss. Nel primo caso si tratta di una trascrizione di
Mahler dell'Opera 95. "Un anno prima che si chiudesse il secolo,
nel 1899 - spiega a tal proposito Carla Di Lena nelle note di
sala -Mahler propose in concerto con i Wiener Philharmoniker la
sua versione per orchestra d'archi del Quartetto opera 95 di
Beethoven. Perché trascrivere Beethoven? Perché era un mito
assoluto, per riproporlo secondo una propria visione, per
accentuare alcuni aspetti che riteneva più importanti di altri".
L'idea musicale principale da cui nasce 'Metamorphosen' di
Richard Strauss, invece, è il tema della marcia funebre della
sinfonia 'Eroica' dello stesso Beethoven, trasformato con
procedimenti da cui emergono melodie ampie, un fitto intreccio
contrappuntistico e la stretta fusione delle parti degli archi.
I Solisti Veneti sono una storica orchestra di Padova fondata
nel 1959 da Claudio Scimone con l'obiettivo di diffondere la
conoscenza della musica classica. I Solisti Aquilani vennero
costituiti nove anni dopo dai colleghi veneti. Erano giovani e
sognatori: com'è giusto che sia per tutti i giovani, e lo è
ancor di più quando si tratta di musicisti.
"I Solisti Veneti sono nostri fratelli maggiori e faremo
tante cose insieme nel prossimo futuro - assicura il direttore
artistico della formazione abruzzese, Maurizio Cocciolito -
quindi percorreremo nuovi repertori, nuovi programmi con nuove
collaborazioni, scambi di solisti e tanto altro". Si tratta di
fatto di una collaborazione a lungo termine avviata tre anni fa,
con scambi tra L'Aquila e Padova nell'ambito della
programmazione stagionale. "Abbiamo anche coinvolto i nostri
primi violini in uno scambio - prosegue Cocciolito - creando
così un'interazione ancora più profonda tra le nostre realtà".
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