Jair Bolsonaro ha definito come
un caso di "lawfare" (guerra legale) la decisione della Corte
suprema brasiliana di negargli il permesso di partecipare
all'insediamento del presidente americano eletto Donald Trump,
che avrà luogo il 20 gennaio a Washington. L'ex presidente ha
criticato la misura, affermando che essa "invia un messaggio
preoccupante sullo stato della democrazia e della giustizia" in
Brasile.
"Questa decisione è un altro esempio del continuo uso del
'lawfare' contro Bolsonaro: l'uso sistematico della giustizia
per neutralizzarlo come avversario politico nei tribunali, in
modo da non affrontarlo alle urne", ha postato su X l'ufficio
stampa dell'ex leader di destra. Secondo quest'ultimo, queste
azioni riflettono "la paura della sua popolarità" e della sua
leadership nei sondaggi in vista delle elezioni presidenziali
del 2026.
"Il governo Lula ha chiaramente imparato dagli errori
commessi negli Stati Uniti, dove il sistema giudiziario è stato
strumentalizzato per ottenere vantaggi politici: ma lì non è
intervenuto abbastanza rapidamente per distruggere il suo
avversario politico, Donald Trump, e lui ha superato questo
attivismo giudiziario. Anch'io lo supererò", ha concluso
Bolsonaro.
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