"Auspicavamo una celere
ricomposizione dell'ufficio del 'Garante Nazionale dei diritti
delle Persone private della Libertà personale' dopo la scomparsa
improvvisa dell'on. Maurizio d'Ettore, consapevoli della
necessità di avere, da subito, la ricostituzione di un organismo
importante in un momento così drammatico per le carceri
italiane. Anche stavolta nel 'fare presto', le logiche interne
alle segrete stanze ministeriali, mal si conciliano con il 'fare
bene'. E la designazione a capo dell'ufficio del Garante
individuato nella persona del dott. Turrini Vita, già magistrato
e figura dirigenziale apicale del Dap da oltre venti anni anni,
stride, in maniera troppo evidente, con il ruolo e le funzioni
attribuite, per legge, all'autorità di garanzia dei diritti
delle persone detenute". Lo sottolinea una nota
dell'Osservatorio carcere dell'Unione delle Camere penali.
"Sull'ufficio del Garante - rileva la nota - grava un vizio
d'origine per la incongrua scelta di prevederne la nomina in
capo al Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della
giustizia" invece di optare per la "elezione della figura di
garanzia, indipendente e terza rispetto all'amministrazione
penitenziaria, attraverso il coinvolgimento di una maggioranza
parlamentare qualificata".
"Un vizio d'origine - rimarcano i penalisti - che ha permeato
tale organismo che viene, addirittura, ospitato all'interno
degli uffici del Dipartimento per l'Amministrazione
Penitenziaria oltre che strutturato con personale di quel
dipartimento. Quasi a fare da pendant con la scelta, purtroppo
oramai decennale, di individuare il capo del Dap nella
magistratura inquirente, meglio ancora se di punta
nell'antimafia, dimenticando che l'amministrazione penitenziaria
non è uno strumento per attuare scelte politiche repressive
quanto, piuttosto, per il governo delle carceri, organizzato
allo scopo della rieducazione e risocializzazione del detenuto".
"Nel caso specifico, siamo in presenza di un dirigente
apicale, ancora oggi, del Dap che dovrà guidare l'Ufficio del
Garante, in una attività di monitoraggio, ispezione e controllo
di tutti i luoghi di privazione della libertà per 'individuare
eventuali criticità'. In specie, - prosegue la nota - avremo
colui che ha diretto per molti anni l'esecuzione penale esterna,
che ha guidato e curato la formazione del personale
penitenziario, che ha retto la vice dirigenza del Dap e, per
alcune settimane, il Dap stesso, che ha diretto l'esecuzione
minorile e che, da domani, dovrà relazionare al Dap per
segnalare quello che da decenni nell'amministrazione concreta
del carcere non va grazie anche alle inefficienze e/o inerzie
dello stesso dipartimento".
"Una inopportunità che inevitabilmente getta ombre sul
futuro del Garante dei detenuti anche alla luce di alcune sue
dichiarazioni rese nel convegno organizzato da Ucpi il 3 e 4
dicembre 2021 a Roma nel quale durante la sessione dedicata al
Dap, l'allora Direttore Generale della formazione del personale,
ha rivendicato il suo essere 'molto parsimonioso nel riconoscere
diritti in generale ai detenuti …perché quando una situazione
giuridica è avvolta dall'esercizio di un potere autoritativo,
nel nostro ordinamento si parla di interessi legittimi', ",
conclude la nota delle Camere penali.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA